Animale anziano: come aiutarlo? Intervista alla Dr.ssa Adriana Barbin

Gli anni passano per tutti, anche per i nostri amici a quattro zampe. L’età che avanza porta con sé qualche acciacco più o meno evidente. Uno di questi è particolarmente insidioso perché difficile da individuare e, se vogliamo, anche da accettare per i proprietari.

“L’invecchiamento è di per sé una malattia, lo diceva già Terenzio un paio di secoli prima di Cristo” queste le prime parole della nostra intervista con la Dottoressa Adriana Barbin, Medico Veterinario con un Master in comportamento conseguito all’Università di Pisa e una più che ventennale esperienza ambulatoriale alle spalle.

Dottoressa Barbin, come avviene il processo di invecchiamento?

Sono passaggi molto complessi, per cercare di semplificare possiamo dire che a livello cerebrale mano a mano che passano gli anni si innesca una infiammazione cronica che l’organismo non riesce più a contrastare e questo causa una lenta degenerazione dei neuroni che porta ad una progressiva degenerazione cognitiva dei nostri animali.

Sono dinamiche simili all’Alzheimer nell’uomo. Così come i nostri anziani perdono l’orientamento, non sono sempre presenti a loro stessi, non riconoscono più i loro cari, questo può accadere anche ai nostri cani  e  gatti anziani.

Razza o sesso possono incidere? Vi sono altri fattori predisponenti?

La razza non sembra incidere sulla patologia mentre si è notata una maggiore frequenza nelle femmine e nei soggetti sterilizzati. Non stiamo comunque parlando di un fenomeno di piccole dimensioni; infatti, il 14% dei cani e gatti anziani è interessato da sindrome di Disfunzione cognitiva.

I cani che hanno svolto attività sportive o lavorative e che “per raggiunti limiti d’età” interrompono improvvisamente le suddette attività possono sviluppare più facilmente tale sindrome. Anche un lutto nel gruppo familiare può influire così come problemi del comportamento emersi già in età giovanile e sottovalutati.

Ma a casa ce ne possiamo accorgere? Cosa ci deve mettere in allarme?

Ci sono dei sintomi precoci che si possono intercettare. Ad esempio, se il cane durante la passeggiata si sofferma ad annusare più a lungo, come se non si ricordasse il significato di ciò che sta annusando, può essere un primo sintomo di perdita della memoria olfattiva. Infine anche tremori, ondeggiamenti e cadute sono sintomi che se rilevati andrebbero segnalati al veterinario per facilitare una diagnosi.

L’invito che rivolgo sempre ai proprietari è di passare tempo con loro e di osservarli. Se un cane si blocca davanti agli oggetti, se lo troviamo a fissare il vuoto o il pavimento, oppure non si ricorda più dove si trova la ciotola oppure la porta per uscire di casa, ecco che siamo in presenza di un animale con conclamati problemi di degenerazione cognitiva.

Anche alterazioni del sonno ed ansia possono essere riconducibili all’invecchiamento: l’animale tende a dormire di più durante il giorno, fa fatica a prendere sonno e il sonno non è mai tranquillo. In alcuni casi, i più critici per il gruppo familiare, vi sono vocalizzi notturni e questo succede molto spesso nei gatti. Stimoli nuovi generano paure e insicurezze da cui deriva un iperattaccamento al proprietario con incapacità e spesso con veri attacchi di panico se lasciati soli.

Passiamo alla terapia. Cosa ci può consigliare di concreto per i disturbi comportamentali?

Siamo di fronte ad una patologia che non ha una cura. Possiamo solo rallentarne l’avanzata e questo è possibile solo intervenendo quanto prima. Io amo dire a chi si rivolge a me che si deve iniziare da cuccioli a curare gli aspetti comportamentali, favorendo da subito la socializzazione non solo con gli altri animale e le persone, ma anche con l’ambiente. Essenziale è anche mantenere attivi i nostri animali a tutte le età e curare l’alimentazione per mantener integro l’asse intestino cervello.

Cosa pensa dell’integrazione alla dieta?

La dieta ha un ruolo cruciale. L’integrazione la vedo un ausilio di grande utilità. Ad esempio, l’uso di miscele di acidi grassi a catena corta e media, omega-3 insieme a Colina e lieviti possono costituire nutrimento per le cellule del sistema nervoso. Anche estratti vegetali quali Ginkgo e olivo esercitano una potente azione anti-infiammatoria e di stimolo al microcircolo e a ridurre il rischio di trombi.

E’ possibile iniziare a inserire gli integratori nella dieta a seconda delle taglie degli animali. Indicativamente dai 7 anni per le taglie grosse e dai 9-10 anni per le taglie medio piccole, gatti inclusi. Non aspettiamo troppo, ai primi sintomi mi sento di consigliare di introdurli nell’alimentazione.

Oltre l’alimentazione ci sono altri aspetti da tenere in considerazione?

Grazie per questa domanda perché tengo molto a questi aspetti. Dobbiamo curare altri due aspetti: l’ambiente in cui viviamo e la cosiddetta ‘terapia cognitivo-relazionale’, ovvero li dobbiamo stimolare, tenerli vivi proponendo loro attività coinvolgenti, adeguate alla loro età e divertenti.

Anche la casa e l’ambiente dovrebbero essere ripensati in funzione dell’animale anziano. Non dobbiamo fare grandi cose. La casa deve essere sicura e prevedibile. Meno spostamenti del mobilio e cambi alla disposizione delle stanze ci sono più regaliamo certezze agli animali. Cerchiamo di farli camminare all’aperto, di promuovere e favorire la loro autonomia senza prenderli in braccio ad ogni ostacolo, piuttosto costruiamo scalette o rampe per facilitare la salita e la discesa dall’automobile o dal divano. Se abbiamo scale interne, applichiamo cancelletti per diminuire il rischio di rovinose cadute. Gli animali anziani spesso hanno un calo della vista e quindi possiamo aiutarli ad orientarsi di notte usando le luci notturne. Un altro problema di cui non abbiamo parlato prima è quello delle deiezioni incontrollate. Cosa si può fare? Ci sono dei tappetini in erba sintetica o tappetini che ricreano una zona della casa dedicata e può aiutare il cane ad apprendere un nuovo modo di sporcare

Cosa si intende per ‘terapia cognitivo-relazionale’?

Significa accompagnare l’animale in questo ultimo periodo di vita rafforzando la relazione con il proprietario che deve sempre più diventare il centro referenziale e facendo proporre dai proprietari delle attività sensoriali che lo tengano vivo. Non spaventiamoci, non è nulla di strano. Quando lo si porta fuori per la passeggiata facciamoli camminare su superfici differenti per regalare sensazioni differenti. Mentre cuciniamo, perché non preparare qualche stuzzichino anche per loro facendo una mini-degustazione, gli odori e i sapori differenti sono un ottimo esercizio per il cervello. Sempre per tenere allenato l’olfatto usiamo oli essenziali, a me piace e suggerirei la lavanda, ma se ne possono usare anche altri, per creare percorsi olfattivi in casa che la rendano ancor più familiare. Ultimo, ma non meno importante è l’aspetto ludico.

Divertiamoci con i nostri animali, creiamo piccoli giochi, cosiddetti di attivazione mentale, in cui devono scovare dove si trovano dei bocconcini profumati, messi in posti sempre più difficili da trovare. Partiamo con esercizi semplici e aumentiamo la difficoltà man mano che vediamo che il cane o il gatto ci seguono.

Per concludere, c’è ancora qualche consiglio per poter stare accanto ai nostri cani e gatti anziani?

Il cane o il gatto sono parte del gruppo familiare e come tali hanno il diritto ad essere accolti e curati dall’inizio alla fine della loro vita. Non aspettiamo di vederli provati e in difficoltà dopo i 7-10 anni, fin da cuccioli curiamo la socializzazione, facciamo vedere loro luoghi nuovi, persone nuove, giochiamo con loro, diamo loro affetto, dall’inizio alla fine.

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